La spiaggia municipale di Nizza sulla Promenade des Anglais protetta dalla tecnologia Smart Pebble per tracciare lo spostamento dei sedimenti lungo la costa
Inizia a Nizza un’attività di ricerca per tutelare una delle spiagge più conosciute al mondo, quella municipale sulla Promenade des Anglais. A condurla sarà il gruppo di ricerca del professor Alessandro Pozzebon del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione e scienze matematiche dell’Università di Siena, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e con la Division Mer et Littoral della Municipalità di Nizza.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Siena negli ultimi dieci anni ha sviluppato un sistema basato su tecnologia RFID, che permette di tracciare in maniera puntuale lo spostamento dei sedimenti lungo la costa. Il sistema, chiamato “Smart Pebble”, ovvero “Ciottolo intelligente”, permette di monitorare gli spostamenti di grandi quantità di ciottoli, per periodi di tempo brevi, medi o lunghi. “Le informazioni raccolte con questa tecnica – spiega il professor Pozzebon – sono di notevole importanza per comprendere le dinamiche dell’erosione costiera e per poter poi individuare le soluzioni di protezione del litorale più indicate. Si tratta inoltre di informazioni riguardanti le traiettorie seguite dai sedimenti, la loro variazione morfologica e la loro abrasione, non ottenibili tramite nessun’altra soluzione ecnologica”.
Proprio per questo motivo, il sistema dell’Università di Siena è già stato adottato con successo in alcune spiagge italiane, tra le quali quelle di Marina di Pisa e di Ancona, e straniere: lo scorso anno, lo stesso tipo di esperimento è stato realizzato su una delle spiagge più famose della Croazia, sull’isola di Vis, la spiaggia su cui è stato girato il colossal di Hollywood “Mamma Mia! Ci risiamo”.
Per quanto riguarda l’esperimento sulla Promenade des Anglais, il team dell’Università di Siena posizionerà un centinaio di “Smart Pebble”, monitorandone gli spostamenti per le successive 48 ore, e andando poi a localizzarli tramite un dispositivo sviluppato ad hoc e a recuperarli dopo circa due mesi, con l’intento di raccogliere quante più informazioni possibile per cercare di definire al meglio i processi erosivi che minacciano quotidianamente una delle spiagge più famose al mondo.
“In un’epoca storica in cui il riscaldamento globale è un fenomeno ormai assodato e il conseguente innalzamento dei mari rischia di far scomparire interi tratti di litorale – conclude il professor Pozzebon – una tecnologia che permette di comprendere meglio i processi erosivi rappresenta un piccolo ma prezioso strumento per cercare il più possibile di contrastarli”.
Lascia un commento