Le restrizioni nazionali imposte per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 e di conseguenza contenere la COVID-19 hanno portato ad una diminuzione della concentrazione degli inquinanti come il biossido di azoto nella città di Roma e nell’area nord-occidentale della regione Lazio, fino a quasi dimezzarsi nei mesi del lockdown rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge dallo studio realizzato e pubblicato su Springer Nature dai ricercatori Cristiana Bassani, Francesca Vichi, Giulio Esposito, Mauro Montagnoli, Marco Giusto e Antonietta Ianniello dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche combinando le osservazioni del sensore TROPOspheric Monitoring Instrument a bordo del satellite Sentinel 5P con le misure acquisite a terra nelle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria e nella stazione di monitoraggio A. Liberti del Cnr-Iia collocata presso l’area di ricerca Rm1 del Cnr.

“La riduzione di NO2 è risultata più alta nelle zone di traffico urbano rispetto a quelle di background urbano e rurale a causa degli effetti delle restrizioni sulle sorgenti di emissioni di questo inquinante”, spiega Cristiana Bassani del Cnr-Iia, autrice dello studio. “Una maggiore diminuzione è stata osservata nelle concentrazioni del monossido di azoto con riduzioni del -56%, -48% e -37% rispettivamente nei siti di traffico urbano, background urbano e rurale. Una significativa riduzione, anche se inferiore alle precedenti, è stata osservata per il monossido di carbonio, mentre i livelli di ozono hanno mostrato una variabilità dipendente dal tipo di sito analizzato, esibendo sia aumenti che diminuzioni in siti urbani e rurali”.

L’analisi ha confermato che il miglioramento della qualità dell’aria non è stato determinato da particolari condizioni meteorologiche, ma dalla forte riduzione del trasporto stradale e delle attività definite non essenziali durante il lockdown.

“Le riduzioni TROPOMI ottenute dai pixel urbani estratti sono coerenti con la riduzione osservata dall’Agenzia spaziale europea, ESA, per la città di Roma. Inoltre, le riduzioni satellitari hanno mostrato un calo di NO2 maggiore nelle aree urbane che nei siti rurali come determinato anche dalle misure di concentrazione a terra”, conclude Bassani.

“I risultati di questo studio fanno parte del lavoro teso a definire un sistema di monitoraggio dell’inquinamento dell’aria composto da prodotti atmosferici satellitari e da misure a terra. L’elevata risoluzione spaziale del sensore TROPOMI si attesta come valido supporto per monitorare la qualità dell’aria dallo spazio, fornendo maggiori dettagli dell’area urbana caratterizzata da una mescolanza di traffico e background, ed anche per esaminare l’influenza delle sorgenti di emissione delle aree urbane sulle zone rurali circostanti in cui il contributo locale all’inquinamento è spesso trascurabile”.

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