«Sul fronte aereo, i colombi, impavidi viaggiatori, consegnarono ordini, contrordini e dispacci mentre sui campi di battaglia i cani dovevano intrufolarsi sotto i cingoli dei carri armati nemici indossando cariche esplosive, per poi saltare in aria. Persino le mandrie di buoi svolsero l’ingrato compito di animali kamikaze, costretti a correre sui campi cosparsi di esplosivi. Tutti questi animali vennero trascinati a forza in una guerra che non gli apparteneva e, pur non avendo un grado, furono nella realtà eroi senza voce. Non avevano alcuna scelta se non quella di obbedire. Non ricevettero medaglie o iscrizioni sulle lapidi, eppure lasciarono un segno indelebile nel corso delle due guerre mondiali».

Il saggio storico “Animali in guerra, vittime innocenti” di Vincenzo Di Michele ha un sottotitolo più che eloquente: “Le barbare uccisioni nella I e II guerra mondiale di cani, cavalli, gatti, muli, piccioni e di tante altre bestie”. Uccisioni barbare non solo di bestie, ma anche e soprattutto da parte di bestie a due gambe, a cui non è bastato annientare i propri fratelli umani ma anche i compagni più fedeli e innocenti che si possano avere.

Vincenzo Di Michele è autore di numerosi saggi di carattere storico, nei quali ha sempre cercato di raccontare la verità con oggettività; anche per questo testo ha effettuato una minuziosa ricerca delle fonti e delle testimonianze dirette, per restituire al lettore un’opera il più aderente possibile al vero storico.

Queste testimonianze parlano del crudele tributo di sangue pagato dagli animali, dai cani e i gatti ai cavalli e i muli, dai colombi e i piccioni fino addirittura agli orsi; eroi silenziosi e generosi, che una volta di troppo hanno scelto di avere fiducia nei loro amici umani, troppo presi dal loro egoismo e dalla loro brama di potere per rendersi conto dell’immane sacrificio che stavano richiedendo.

Questo libro vuole portare alla luce la storia rimasta ingiustamente in ombra degli animali in guerra – una tra le pagine più crudeli scritte durante i due conflitti mondiali – facendo emergere scomode e crude verità: essi non vennero solo investiti del ruolo di kamikaze, ma furono anche oggetto di assurde sperimentazioni, atte a originare delle creature che, secondo la logica scellerata di certi uomini, dovevano essere potenzialmente invincibili.

Per indorare un po’ questa pillola amara, l’autore ha voluto inserire nell’opera anche brani di lettere di soldati al fronte, per testimoniare quel barlume di umanità che ancora persisteva nel dramma insensato della guerra: in queste corrispondenze vi è infatti il racconto commuovente del profondo legame dei soldati con gli animali, fonti insostituibili di conforto e di affetto.

In un momento storico in cui viene sempre meno il rispetto per la vita, umana come animale, questo saggio diventa un documento prezioso per rivalutare le nostre posizioni, per osservarci e giudicarci da un diverso punto di vista.

La storiografia ha sempre concentrato le sue attenzioni sugli animali in guerra al solo contributo logistico, mentre è stata più che carente nella disamina delle argomentazioni inerenti alle afflizioni e al tributo di sangue versato dagli stessi animali. “Perché non venne riconosciuta agli animali una totale neutralità bellica? Dov’erano gli uomini mentre si commettevano codeste infami e crudeli barbarie ai danni di bestie innocenti?” La presente opera è dunque incentrata sulle sofferenze patite dagli animali in guerra che altro non furono se non umili personaggi soggiogati all’egoismo umano.

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