Il ritiro dei ghiacciai è una delle manifestazioni più evidenti degli effetti dei cambiamenti climatici. Nonostante ai più possano sembrare degli ambienti privi di vita, le ricerche svolte hanno mostrato come questi siano a tutti gli effetti habitat in grado di sostenere una biodiversità unica. La così detta “biodiversità glaciale” è costituita da batteri, alghe, muschi, piante, invertebrati e vertebrati che vivono in questi ambienti che consideriamo “estremi”. Questi organismi hanno sorprendenti adattamenti morfologici e fisiologici, che li rendono specializzati a vivere in prossimità o a contatto col ghiaccio a tal punto da renderli sentinelle dei cambiamenti climatici. Molte specie sono addirittura endemiche, ovvero esclusive di singoli ghiacciai o gruppo montuosi. Risulta quindi prioritario fornire un primo inquadramento relativo lo stato della conoscenza della biodiversità glaciale nonché un’approfondita conoscenza delle relazioni che si instaurano tra le specie e l’ambiente in cui vivono. La biodiversità glaciale è patrimonio naturalistico di ogni nazione che ha, sul proprio territorio, dei ghiacciai.
È proprio in questo contesto che si inserisce il progetto europeo PrioriICE “Vanishing habitats:
conservation priorities for glacier-related biodiversity threatened by climate change”
, coordinato
dall’Università degli Studi di Milano che si avvale della collaborazione del MUSE-Museo delle Scienze di Trento, in Italia, e di altri tre partner stranieri: University of Lausanne, Laboratoire d’Ecologie Alpine, Adam Mickiewicz University.
Ciascun partner metterà a disposizione la propria competenza decennale relativa lo studio della biodiversità glaciale. “Per esempio l’Università degli Studi di Milano combinerà metodologie all’avanguardia come l’analisi del DNA ambientale presente sul ghiacciaio e nei suoli di recente deglaciazione, con analisi più tradizionali sulla distribuzione delle piante e degli animali” spiega Francesco Ficetola, zoologo dell’Università Statale di Milano e coordinatore di PrioritICE.
“Il MUSE supporterà il progetto con la competenza relativa l’ecologia degli ambienti glaciali e le comunità di insetti e ragni criofili, ovvero amanti del freddo e del ghiaccio” commenta Mauro Gobbi, referente del progetto per il MUSE-Museo delle Scienze di Trento.
Obiettivo primario sarà quello di creare il primo database relativo la biodiversità glaciale, non solo come base per l’analisi dei dati, ma come strumento conoscitivo degli organismi che vivono in questo ambiente, col fine di fungere da memoria storica di una biodiversità che è destinata a scomparire. In aggiunta, si cercheranno di capire i processi che agiscono sulla biodiversità e le relazioni ecologiche tra le specie. Infine, saranno identificate le aree a massima priorità dal punto di vista conservazionistico, fornendo strategie gestionali funzionali a valorizzare e proteggere più efficacemente le aree glaciali e la rispettiva biodiversità.Gli apparati glaciali oggetto di indagine sono collocati principalmente sui gruppi montuosi Alpini, tra cui per il territorio italiano, il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Gruppo Ortles-Cevedale, il Gruppo
Adamello-Presanella, le Dolomiti, ecc., con particolare attenzione ai ghiacciai di piccoli dimensioni, quindi prossimi all’estinzione. La collaborazione di partner europei di Francia, Svizzera e Polonia permetterà per la prima volta di coprire ghiacciai di tutto l’arco alpino.
Numerosi enti locali nazionali ed internazionali saranno coinvolti sia per attività di ricerca che di diffusione dei risultati. Infatti questo progetto vuole sia definire delle azioni concrete per migliorare la conservazione di questi ambienti, che sensibilizzare la popolazione nei confronti della perdita di biodiversità e del cambiamento del paesaggio d’alta quota in seguito alla riduzione e scomparsa dei
ghiacciai.

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