Il Monte Rosa custodisce l’archivio glaciale più studiato e più importante dell’arco alpino. Sul Colle Gnifetti, dove il ghiacciaio Gorner raggiunge oggi gli 80 metri di spessore, sono immagazzinate informazioni sull’ambiente e sul clima degli ultimi 10mila anni.

L’aumento della temperatura mette in pericolo questo patrimonio scientifico e culturale. Lo ha dimostrato, nel settembre 2020, il cattivo stato del ghiacciaio del Grand Combin, che ha fermato a una ventina di metri di profondità i tentativi degli scienziati di estrarre un campione di ghiaccio, probabilmente a causa della presenza di acqua.

Per questo, il team italo-svizzero del progetto internazionale Ice Memory vuole prelevare al più presto dal ghiacciaio ‘freddo’ del Monte Rosa una carota profonda da destinare alla ‘biblioteca’ dei principali ghiacciai montani del pianeta che il progetto stesso realizzerà in Antartide.

La missione, organizzata dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con il centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut, partirà lunedì 3 maggio da Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli, ai piedi del Rosa.

I ricercatori si acclimateranno per due notti al rifugio Capanna Gnifetti, a 3.600 metri di quota. Se le condizioni lo consentiranno, mercoledì 5 maggio saliranno ai 4.500 metri del Colle Gnifetti per preparare e iniziare il carotaggio profondo.

“Comprendere il clima e l’ambiente del passato permette di anticipare i cambiamenti futuri – spiega Carlo Barbante, direttore dell’Isp-Cnr e professore a Ca’ Foscari – I ghiacciai montani conservano la memoria del clima e dell’ambiente dell’area in cui si trovano, ma si stanno ritirando inesorabilmente a causa del riscaldamento globale, ponendo questo inestimabile patrimonio scientifico in pericolo”.

Per tutta la durata della missione, prevista di almeno dieci giorni, gli scienziati alloggeranno al rifugio Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa edificato su una vetta rocciosa 128 anni fa proprio per contribuire alla ricerca scientifica nel campo della fisiologia prima e poi anche nella climatologia e nelle scienze ambientali.

Il ghiacciaio Gorner è il secondo ghiacciaio più esteso dell’arco alpino. Con un’area di circa 40 chilometri quadrati, si estende dai 2.190 fino ai 4.600 metri sul livello del mare. A fronte della sua estensione, nel 2017 è stato calcolato un volume di circa 4,9 chilometri cubi. Dalla metà dell’800, il ghiacciaio ha perso circa il 40% della sua area, a seguito di un ritiro della sua fronte pari a circa 3,3 chilometri.

Ghiacciai come il Gorner sono sempre più rari nel panorama alpino e rappresentano le ultime chance per creare una ‘biblioteca’ di carote di ghiaccio non ancora corrotte dal cambiamento climatico e in grado di fornire preziose informazioni sulla storia del nostro clima.

Quella sul Monte Rosa è la seconda di una serie di spedizioni finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca (con il Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca, Fisr) che proseguirà con i ghiacciai italiani del Marmolada, Montasio e Calderone.

Parteciperanno alla spedizione: Margit Schwikowski (Psi), Theo Jenk (Psi), Francois Burgay (Psi), Jacopo Gabrieli (Cnr/Ca’ Foscari), Fabrizio de Blasi (Cnr/Ca’ Foscari), Andrea Spolaor (Cnr/Ca’ Foscari), Paolo Conz (guida alpina). Al campo base di Alagna, il ricercatore di Ca’ Foscari Federico Dallo.

La missione è supportata da AKU e Karpos. Collaborano il Comune di Alagna Valsesia, le Guide Alpine di Alagna, Rifugi Monterosa, Monterosa 2000 spa, Camp, ARPA Piemonte, ARPA Valle d’Aosta, Comitato Glaciologico Italiano, Ente di gestione delle aree protette della Valle Sesia, Fondazione Montagna Sicura, Università di Torino.

(Photo credits: Roberto Cilenti)

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