Alla scoperta del primo lupo, con la realtà aumentata
Individuati nel famoso sito georgiano di Dmanisi i resti più antichi di quello che deve essere considerato il progenitore del lupo attuale. La scoperta del team internazionale coordinato da Saverio Bartolini Lucenti, assegnista di ricerca dell’Università di Firenze, è stata pubblicata in open access sulla rivista scientifica “Frontiers in Earth Science” e presenta nuove evidenze circa la linea evolutiva del lupo e di altre specie ad esso affini. Ulteriore elemento innovativo della ricerca è la possibilità di visualizzare sui propri dispositivi i reperti digitalizzati grazie ad un’applicazione di realtà aumentata.
I ricercatori hanno analizzato i resti dell’antenato del lupo rinvenuti nel sito georgiano che datano a 1,8 milioni di anni fa, mettendoli a confronto con quelli coevi provenienti dal Valdarno Superiore di Canis etruscus, conservati nel Museo di Geologia e Paleontologia del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, considerato fino a oggi il più antico progenitore del lupo.
“Confrontando i resti delle mandibole e dei crani georgiani con quelli fiorentini – spiega Bartolini Lucenti –, abbiamo capito che ci trovavamo davanti a una specie più evoluta rispetto a Canis etruscus, con tratti comuni a quelli del lupo attuale”.
La nuova specie è stata denominata dal team – di cui fanno parte ricercatori del Museo Nazionale della Georgia, Istituto ICREA di Barcellona e Università Rovira i Virgili di Tarragona – Canis borjgali e presenta tratti morfologici che la pongono dunque all’origine della specie eurasiatica pleistocenica Canis mosbachensis, che a sua volta è considerata l’antenato diretto del lupo.
“L’utilizzo della realtà aumentata, usata per la prima volta in una ricerca scientifica, permette di migliorare la visualizzazione dei fossili descritti – aggiunge il ricercatore –: grazie a una semplice webapp chiunque può confrontare, ad esempio, la dentatura di Canis borjgali, del lupo etrusco e del lupo odierno o le morfologie craniali con altri campioni di riferimento”.
Lo studio del ricercatore fiorentino ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio paleontologico del Sistema Museale di Ateneo fiorentino mediante tecniche digitali ed è stato promosso nell’ambito del progetto ‘Ricercatori per la cultura’ della Regione Toscana e cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
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