Le zecche sono artropodi appartenenti alla classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni muniti di otto zampe allo stadio adulto. Queste possono essere suddivise in zecche dure caratterizzate dalla presenza di uno scudo dorsale coriaceo e zecche molli, senza scudo. Mentre le seconde sono più diffuse negli uccelli e compiono il pasto di sangue su altri animali ma anche sull’uomo, le zecche dure sono parassiti ematofagi considerati long feeders, perché vivono sul soggetto parassitato a lungo abbandonandolo usualmente solo per le fasi di muta e per l’ovodeposizione che avviene sul terreno.

In Italia sono state individuate circa 36 specie di zecche e tutte presentano un picco di attività primaverile e autunnale, ma molte di esse sono in grado di esercitare la loro attività anche nel periodo invernale, quindi 12 mesi l’anno anche alle latitudini settentrionali. Le zecche dure prediligono ambienti erbosi o boschivi, frequentati da animali domestici o selvatici, ma alcune specie si sono adattate anche ad ambienti caldi e secchi e quindi si possono facilmente trovare in cortili con crepe e fessure e quindi anche in ambito cittadino.

Per porre attenzione sulla tematica, MYLAV insieme al supporto del Dott. Luigi Venco ha voluto approfondire il tema, rispondendo alle domande più frequenti generalmente poste dai proprietari.

In genere le zecche non sono molto selettive nella scelta dell’ospite da parassitare, ma possono scegliere diverse specie animali, quindi cani, gatti, uomo e altre specie di animali selvatici di grande e piccola taglia. I cani sono infestati molto frequentemente. Una recente indagine ha dimostrato che i cani che afferiscono alle strutture veterinarie in oltre il 40% dei casi presentano almeno una zecca non notata dal proprietario. Per questo motivo la prevenzione farmacologica suggerita dal medico veterinario è fondamentale. È bene comunque, dopo ogni passeggiata, osservare cute e mantello del cane in particolare negli spazi interdigitali e a livello di collo, testa e orecchie che sono le zone più frequentemente colpite. Se si ritrova una zecca è importante rimuoverla al più presto.

Sia nei nostri animali sia nell’uomo, per rimuovere una zecca è necessario afferrarla con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, a livello del rostro, e rimuoverla esercitando una delicata e progressiva trazione. Esistono in commercio degli specifici estrattori che agevolano la manovra. Durante la rimozione bisogna prestare la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenta la possibilità di trasmissione di eventuali agenti patogeni. È poi consigliato conservare la zecca in una boccetta con alcool al 70% per un eventuale isolamento di patogeni nel caso di successiva comparsa di sintomi. 

È assolutamente controindicato prima di rimuovere la zecca cospargerla di alcool, benzina, trielina, ammoniaca, olio o grassi, insetticidi, o scottarla con oggetti arroventati come le sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto e la trasmissione di patogeni. Se l’infestazione è massiva o causata da numerose zecche è bene rivolgersi al proprio veterinario che suggerirà un trattamento farmacologico con farmaci che abbiano un’azione rapida nell’uccidere le zecche.

Le zecche possono trasmettere numerose malattie batteriche, protozoarie, virali ma anche altri parassiti. Per quanto concerne il cane, in Italia le più comuni e temibili sono Piroplasmosi, Ehrlichiosi e Anaplasmosi. Nell’uomo Malattia di Lyme, Febbre bottonosa e Tularemia.

Le malattie trasmesse dalle zecche sono molteplici, non esiste quindi una sintomatologia specifica cui prestare attenzione. Considerando che la zecca sia negli animali sia nell’uomo non determina nessuna sensazione di fastidio qualsiasi sintomatologia presente può essere correlata a malattia trasmessa poiché una puntura di zecca non può mai essere esclusa.

Il range di patogeni è talmente vasto che non esistono esami generici da eseguire. Gli esami da effettuare devono basarsi sul sospetto clinico e sono di due tipologie. Indiretti, volti all’evidenziazione di anticorpi prodotti nei confronti del patogeno, e diretti che si basano sull’evidenziazione diretta del patogeno stesso.

Una volta salita sull’ospite, la zecca inizia il pasto di sangue che avviene in due fasi. La prima denominata “lenta” che dura circa 24 ore è necessaria alla zecca per accomodare il sistema digestivo. Dopo le prime 24 ore ha inizio la fase di suzione rapida durante la quale la zecca assume notevoli quantitativi di sangue e per far ciò rigurgita la componente liquida del sangue ingerito, trattenendone solo i nutrienti. In questa fase avviene la trasmissione di agenti patogeni presenti nella zecca stessa. Alcune zecche quali Riphicephalus sanguineus spesso si organizzano in piccoli gruppi che pungono l’ospite nella stessa posizione. In questo modo l’azione degli enzimi anticoagulanti iniettati da ciascuna zecca viene potenziata favorendo il pasto e abbreviando la fase lenta fino ad 8 anziché 24 ore.

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