I dati finali del progetto Life Under Griffon Wings
Negli ultimi cinque anni in Sardegna sono raddoppiati i grifoni ed è sensibilmente diminuito il rischio che possano estinguersi dall’isola: ora sono tra i 230 e i 250, con un aumento delle coppie territoriali e degli involi dei nuovi nati. Sono i risultati principali del progetto Life Under Griffon Wings, che ha preso il via nel 2015 e si concluderà il prossimo 31 agosto. L’intervento, finanziato dal Programma Life per la conservazione di questo avvoltoio, è stato curato dall’Università degli Studi di Sassari insieme all’Agenzia Regionale Forestas, al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e al Comune di Bosa.
Questa mattina nei giardini del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Sassari sono stati presentati i risultati del progetto. Nell’isola – a Bosa e a Porto Conte – si trova l’unica colonia naturale di grifone presente nel Mediterraneo: negli ultimi decenni la situazione demografica era diventata critica. Questo intervento si è reso così necessario per migliorare lo stato di conservazione della popolazione e mitigare le principali minacce alla sua sopravvivenza.
Per raggiungere questi obiettivi è stata attivata, per la prima volta in Italia, una rete di carnai aziendali che, insieme ai due “allestiti” di Porto Conte e Monte Minerva dell’Agenzia Forestas, garantiscono sia la disponibilità di cibo sufficiente per la popolazione dell’avvoltoio e che la salubrità delle carcasse. Poi è stata migliorata la vitalità della popolazione con un programma di ripopolamento che ha portato all’introduzione nei nostri cieli di 63 grifoni: 58 provenienti dalla Spagna e 5 allevati nello Zoo Artis di Amsterdam. Per affrontare la minaccia degli avvelenamenti, considerata la principale alla conservazione degli avvoltoi, è stato costituito per la prima volta in Sardegna un Nucleo cinofilo antiveleno composto da agenti del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale degli Ispettorati di Sassari e Oristano, da quattro cani addestrati dal Dipartimento di Medicina Veterinaria e da conduttori della Croce Gialla di Ploaghe: l’attività del Nucleo ha portato, tra le altre cose al rinvio a giudizio di due allevatori per avvelenamento di animali.
È stato rinforzato il Centro di recupero della fauna selvatica di Bonassai dell’Agenzia Forestas, con la dotazione di grandi voliere per la cura e la riabilitazione degli avvoltoi. Infine sono state attivate varie azioni per diminuire il disturbo umano nei siti riproduttivi: sono stati predisposti i Codici etici della Fotografia Naturalistica e dell’Escursionismo, attrezzati i “Sentieri del Grifone” a Porto Conte e Monte Minerva, lanciate diverse campagne di sensibilizzazione e aperti due Infopoint a Prigionette e Bosa, quest’ultimo gestito direttamente dal Comune.
Un risultato inaspettato è si è registrato nel 2019, quando una coppia di Capovaccai si è stabilita e ha nidificato a Punta Cristallo. La presenza è stata favorita dalla presenza del carnaio allestito e dalle misure di conservazione attuate con la collaborazione del Parco regionale di Porto Conte. Il pullo è stato ribattezzato “Primo”, essendo il primo Capovaccaio nato in Sardegna. La coppia ha nidificato anche quest’anno.
Tutto questo lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione delle associazioni ambientaliste, impegnate da decenni nella conservazione del grifone, degli assessorati regionali alla Difesa dell’Ambiente e alla Sanità, della Vulture Conservation Foundation, del Parco naturale regionale di Porto Conte, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e dei Servizi veterinari delle ASL di Sassari, Oristano e Nuoro.
«La chiave del successo è stata la possibilità di intervenire su più minacce contemporaneamente – spiegano i responsabili del progetto – ma se oggi il grifone in Sardegna vive la sua migliore stagione dagli anni Settanta, è necessario continuare a lavorare senza abbassare la guardia. Guardando verso il cielo la soddisfazione è tanta. E andando a “grifonare” – così abbiamo ribattezzato le uscite per il monitoraggio – la percezione visiva che questa specie stia diventando sempre più il simbolo di questo territorio e del mondo agro pastorale è un motivo di orgoglio per tutti i sardi».
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