L’aumento della temperatura delle acque del Mediterraneo dovuto al cambiamento climatico potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza del tonno rosso. Temperature troppo alte spingerebbero infatti fuori dal bacino mediterraneo gli esemplari più giovani, con il rischio di incrociare aree oggi deputate alla pesca di sardine e acciughe.
L’allarme arriva da uno studio pubblicato su “Nature Communications” che ha utilizzato un innovativo metodo di analisi degli otoliti: piccoli tessuti ossei situati sul retro del cervello dei pesci grazie ai quali è stato possibile ricostruire il loro sviluppo nel tempo.
“I modelli climatici più aggiornati mostrano che il Mar Mediterraneo arriverà a superare i 28 gradi centigradi entro i prossimi cinquant’anni: la temperatura limite per garantire una crescita sana del tonno rosso”, spiega Fausto Tinti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. “Ci aspettiamo quindi che le aree di riproduzione si sposteranno in regioni più fredde, ad esempio nel Golfo di Biscaglia, portando di conseguenza gli esemplari più giovani di tonno rosso all’interno di zone oggi deputate alla pesca di acciughe e sardine”.
Il tonno rosso è la specie più grande di tonno ed è uno dei pesci più forti e veloci esistenti. La sua presenza nel Mediterraneo è attestata sin dall’epoca pre-romana e oggi, a livello globale, il mercato legato alla sua pesca e commercializzazione vale più di un miliardo di euro.
La popolazione di questi pesci che vive sul lato orientale dell’Oceano Atlantico trova nel Mediterraneo la sua zona di riproduzione. Dopo la nascita, i tonni rossi passano qui il loro primo anno di vita, fino a quando non diventano abbastanza maturi da poter regolare la loro temperatura corporea. Solo a quel punto sono pronti per avventurarsi nell’Atlantico alla ricerca di prede come acciughe, aringhe e sgombri.
La prima fase di crescita è però molto delicata, perché da un lato le acque più calde del Mediterraneo favoriscono il massimo livello di sviluppo, ma dall’altro le temperature sono vicine al limite massimo tollerato da questa specie.
Per capire il possibile impatto del cambiamento climatico su questo delicato equilibrio, gli studiosi hanno quindi cercato di ricostruire lo sviluppo del tonno rosso nel corso del suo primo anno di vita. L’analisi si è concentrata sugli otoliti, piccoli “sassolini” che si trovano nel cranio dei pesci e gli permettono di orientarsi.
“Abbiamo analizzato le variazioni nei livelli di carbonio e ossigeno presenti negli otoliti per ricostruire il tasso metabolico individuale di ogni esemplare di tonno rosso preso in considerazione”, dice ancora il professor Tinti. “I risultati ottenuti mostrano che la temperatura ottimale per la riproduzione e crescita del tonno rosso è compresa tra 20 e 28 gradi centigradi: un dato che, viste le proiezioni climatiche per i prossimi decenni, è certamente preoccupante”.
Se il livello delle emissioni inquinanti non verrà contenuto, nel giro di cinquant’anni il Mediterraneo diventerà infatti troppo caldo per poter garantire le condizioni necessarie alla riproduzione del tonno rosso.
Gli studiosi suggeriscono che, a quel punto, la conservazione di questa specie potrebbe dipendere da interventi di gestione delle aree di pesca, in modo da garantire nuove zone di riproduzione sicure, ad esempio nel Golfo di Biscaglia o nel Canale della Manica.
Lo studio è stato pubblicato su “Nature Communications” con il titolo “Thermal sensitivity of field metabolic rate predicts differential futures for bluefin tuna juveniles across the Atlantic Ocean”. Per l’Università di Bologna ha partecipato Fausto Tinti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali e responsabile del Laboratorio di Genetica e Genomica Delle Risorse E dell’Ambiente Marino.

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