La peritonite infettiva felina è una delle patologie infettive feline più diffuse al mondo. Si attesta che il virus sia presente nella quasi totalità dei gatti che vivono in gruppo. Riscontrata soprattutto nei gatti giovani fino ai 3 anni di età, ma anche in animali in età più avanzata, la FIP colpisce principalmente i gatti che hanno vissuto in comunità come colonie, allevamenti e gattili. Nonostante i progressi nelle conoscenze sulla sua patogenesi e presentazione clinica, la diagnosi di FIP è ancora problematica poiché in alcuni casi i segni clinici sono simili a quelli di altre malattie, le anomalie rilevate “in vivo” nei test comunemente usati nella pratica clinica sono molto poco specifiche e le biopsie che potrebbero permettere una diagnosi certa in vivo, essendo molto invasive, non sempre possono essere eseguite con tranquillità. Ad oggi, la certezza diagnostica si ha solo eseguendo un’autopsia dopo la morte dell’animale.

Per una corretta prevenzione la migliore procedura al momento sembra essere una buona routine di igiene, che provveda alla disinfezione degli oggetti con cui l’animale viene in contatto come trasportini, lettiere, ciotole dell’acqua e del cibo. Negli ambienti con una potenziale elevata circolazione del coronavirus felino, inoltre, è molto importante ricorrere alla ricerca di anticorpi nel sangue attraverso esami sierologici di controllo o alla ricerca del virus nelle feci con tamponi ripetuti nel tempo ed effettuati a campione su ogni gruppo di animali.

Buone notizie però, da oggi grazie a MYLAV, fornitore di servizi sia per medici veterinari sia per proprietari e punto di riferimento in Italia per le analisi di laboratorio veterinarie e la consulenza scientifica, è stato sviluppato un nuovo algoritmo che permette al veterinario di velocizzare la diagnosi FIP.

L’algoritmo diagnostico di MYLAV nato dalle conoscenze del Prof. Saverio Paltrinieri e Dott. Walter Bertazzolo riassume le alterazioni che possono essere rilevate più comunemente, spesso associate tra loro, in gatti con FIP e quelle che, se presenti, tendono a rendere improbabile o a escludere la malattia.

Attraverso il sistema dell’algoritmo diagnostico, il medico veterinario può seguire un percorso impostato che parte dai primi esami di accertamento fino a quelli più approfonditi, come l’elettroforesi e la ricerca del virus tramite esami molecolari (PCR), per rilevare le alterazioni più frequenti e stabilire in questo modo se i sintomi del gatto conducono a una diagnosi di FIP molto probabile oppure improbabile. Quello che deve fare il veterinario, quindi, è seguire il percorso suggerito dall’algoritmo, effettuando gli esami consigliati e procedendo per esclusione o inclusione. Così facendo, si arriverà più velocemente all’esito finale, che sia di FIP o di altro.

“Ad oggi la peritonite infettiva è una grande sfida per i medici veterinari e proprio per questo motivo abbiamo deciso di mettere insieme le nostre conoscenze per costruire un percorso che, attraverso l’algoritmo, permette di aiutare il clinico nella diagnosi, nella gestione e nel monitoraggio di questa grave malattia – afferma il Dott. Walter Bertazzolo, medico veterinario di MYLAV – Obiettivo dell’algoritmo non è solo quello di individuare i gatti che ne sono affetti per arrivare un giorno a poterli curare, ma anche trasmettere al proprietario e al clinico l’importanza di fare analisi e andare più a fondo nella ricerca, l’unica in grado un giorno di debellare e sconfiggere questa malattia”.

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