Una mappa che, attraverso il contributo di tutti i subacquei, permetterà di monitorare i fondali deturpati dai rifiuti con l’obiettivo di disegnare lo stato di salute dell’ambiente sottomarino italiano.

È la novità del progetto avviato dalla collaborazione tra Scubadvisor e Marevivo Onlus, l’associazione che dal 1985 si occupa della tutela del mare e dell’ambiente, con un’attenzione particolare a tematiche come lo studio e la conservazione della biodiversità, la lotta all’inquinamento e alla pesca illegale e la promozione delle aree marine protette.

Chiunque, una volta scaricata la app, disponibile gratuitamente per IOS e Android, potrà inviare la segnalazione allegando una o più foto con eventuale descrizione del sito marino danneggiato nel pieno rispetto dell’anonimato e della tutela della privacy. L’app sarà in grado di identificare esattamente le coordinate GPS e le fornirà a Marevivo che metterà a punto un data-base con tutte le segnalazioni per monitorare, e ove possibile recuperare, i rifiuti presenti sui fondali.

“Nel nostro DNA vive una sensibilità assoluta verso le tematiche ambientali, spiegano Marco Prandi e Alessandro d’Antonio, creatori di Scubadvisor.I sub amano il mare, sono le sue prime sentinelle e con questo nuovo progetto vogliamo coinvolgere in prima persona chi vive l’ambiente marino e sottomarino. Scubadvisor in questo modo non è solo lo strumento di supporto indispensabile per chi ama le immersioni. Accanto alla funzione che permette di condividere le più belle immagini del mondo sottomarino, aggiungiamo quella che pone l’accento sulla responsabilità ambientale per aiutare a preservare la biodiversità e la straordinaria ricchezza e bellezza dei nostri mari”.

“Il fatto che i rifiuti non si vedano non significa che non ci sono e che non costituiscano una minaccia grave per il mare e i suoi abitanti, afferma Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo. La maggior parte dei rifiuti che entrano in mare finisce infatti sui fondali dove troviamo reti e attrezzi da pesca, plastiche, pneumatici, batterie, rifiuti ingombranti e tanto altro che finiscono per intrappolare e soffocare numerosi organismi marini ed essere pericolosi anche per i subacquei. Questa app coinvolgerà altre centinaia di occhi che ci aiuteranno ad acquisire informazioni utili e preziose per la costruzione di una banca dati e di una mappatura di questi rifiuti antropici che danneggiano l’ecosistema marino”.

Il tema dei rifiuti in mare è, oggi più che mai, estremamente importante per il nostro futuro. Si stima che ogni minuto finisca in mare un camion di rifiuti di plastica, corrispondente a ben 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Continuando a questo ritmo, nel 2050 secondo gli esperti gli oceani saranno popolati più da plastica che pesci. Circa il 15% della plastica che finisce in mare, infatti, si riversa sulle nostre spiagge. La restante quantità galleggia sulla superficie o si poggia sui fondali.

Nel Mediterraneo, un altro tema drammatico e spesso sottovalutato è quello delle attrezzature da pesca abbandonate, perse o dismesse, in particolare le reti, che rappresentano un ulteriore causa della presenza di rifiuti nel mare e che sono particolarmente dannose per i pesci che vi rimangono intrappolati.

In Italia in cima alla lista delle cause dell’inquinamento dei nostri mari c’è la cattiva depurazione delle acque e lo scarico illecito di rifiuti sulle nostre spiagge, che riguarda un abitante su quattro. Fortunatamente, non mancano le aree protette. Il rapporto ASviS 2018 rileva che in Italia ne abbiamo oltre 3mila chilometri di cui il 75% si trova in Sardegna, Sicilia e Toscana. Diversi studi dimostrano che le aree protette sono l’unico modo per rallentare questa invasione, che si lega al fenomeno del cambiamento climatico e in particolare all’innalzamento della temperatura delle acque.

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