Sono una ventina i siti al momento individuati in Trentino in cui verranno effettuati a partire dalla metà di giugno i lanci della vespa samurai utili a contrastare la diffusione della cimice asiatica marmorata. Il gruppo di lavoro della Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con il Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, ha però in programma di raddoppiarli. Intanto è iniziato quindici giorni fa, nell’ambito dello specifico progetto per la lotta biologica SWAT, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, l’allevamento del Trissolcus japonicus specializzato nel parassitizzare le uova di cimice sulla base del primo prezioso nucleo di microvespe da moltiplicare arrivato dal CREA.

 Nonostante l’emergenza Covid-19 ricercatori e tecnici sono, dunque, in piena attività, soprattutto dopo il via libera ai rilasci della Conferenza Stato-Regioni, e assicurano che la vespina, che si riproduce a spese del suo ospite deponendo le proprie uova all’interno delle uova della cimice asiatica, è assolutamente innocua per l’uomo e per gli altri organismi. In parallelo sta procedendo l’allevamento della cimice: ad oggi grazie al piano di raccolta che ha coinvolto i cittadini sono stati raccolti oltre 17 mila esemplari che hanno già prodotto oltre 1.200 ovature. Ma la raccolta non si è fermata, anzi l’obiettivo è raggiungere quota 30mila.

L’assessore provinciale all’agricoltura, Giulia Zanotelli, esprime grande soddisfazione per questo ulteriore traguardo che sarà raggiunto a breve con i lanci della vespa samurai. “Ciò -evidenzia Zanotelli- è frutto di un percorso che ha visto Provincia, Fondazione Mach e mondo agricolo lavorare fianco a fianco, arrivando anche all’istituzione negli scorsi mesi del Piano provinciale di contrasto alla cimice i cui contenuti sono già stati in larga parte attuati. Ringraziamo la Fondazione Mach del grande lavoro svolto, sottolineando che la stessa sta lavorando tra le altre cose anche sulla lotta biologica alla Drosophila suzukii. Sul tema più generale delle fitopatie l’Assessorato non è mai stato fermo in questi due anni e continuerà a portare avanti con i soggetti preposti progetti e dialogo”.

Saranno rilasciate 100 femmine di vespine samurai, T. japonicus, in ambienti semi-naturali caratterizzati da presenza di colture agrarie (frutteti), margini boschivi e a ridotto input chimico che permetteranno alla specie di insediarsi nel territorio. I punti sono stati distribuiti in tutte le zone a maggior presenza della cimice asiatica, cercando di garantire rilasci in Val di Non, Piana Rotaliana, Val di Cembra, Val d’Adige, Valsugana, Vallagarina, Alto Garda e Valle Laghi.

A seconda della disponibilità di ovature di cimice è intenzione del gruppo di lavoro FEM incrementare il numero di siti. I lanci verranno effettuati in concomitanza con il picco della deposizione delle uova da parte della cimice asiatica in modo da massimizzare il successo dell’operazione. La tempistica precisa verrà stabilita in base ai dati del monitoraggio.

FEM ha aderito al piano operativo del programma nazionale di lotta biologica per il controllo della cimice asiatica mediante l’impiego del suo antagonista naturale: Trissolcus japonicus, un imenottero di ridotte dimensioni, il principale agente di controllo della cimice asiatica in Cina, che in Trentino è stato individuato nel mese di settembre scorso.

La cimice asiatica è una specie invasiva originaria dell’Asia orientale. Fuori dal suo areale originario, ed anche in Trentino dal 2016, è divenuto il fitofago chiave in numerosi agroecosistemi causando ingenti danni economici su colture arboree come melo, pero e pesco, nonché su molte orticole.

Sulla base di tali sviluppi e grazie agli investimenti in competenze e strutture di FEM e PAT, il gruppo di lavoro sulla lotta biologica si è organizzato in un progetto triennale chiamato SWAT, acronimo di Samurai Wasps Action Team. SWAT è rappresentato nei tavoli nazionali in cui si stanno discutendo le strategie di lotta biologica alla cimice.

Il progetto SWAT prevede di sviluppare un programma di lotta biologica classica anche nei confronti di un’altra devastante specie aliena invasiva, Drosophila suzukii, il moscerino asiatico che dal 2009/2010 sta procurando danni ingenti alla produzione di ciliegie e piccoli frutti in Trentino.

Per far fronte quindi a questa minaccia è stato creato all’inizio del 2019 un gruppo operativo a San Michele all’Adige che coinvolge ricercatori e tecnici della Fondazione Edmund Mach e del Centro Agricoltura Alimenti e Ambiente per il coordinamento di tutte le attività di ricerca e sperimentazione in corso su questo tema.

Grazie al lavoro di monitoraggio condotto in questo progetto è stato possibile rilevare per la prima volta la presenza sul territorio trentino delle due specie esotiche Trissolcus japonicus, la cosiddetta microvespa samurai, e Trissolcus mitsukurii. Queste due specie sono i due principali antagonisti naturali della cimice in Asia e la loro presenza in equilibrio con il fitofago impedisce pullulazioni devastanti della cimice nelle aree di origine. Essi sono probabilmente arrivati in Europa in maniera accidentale seguendo le stesse rotte di invasione del loro ospite. La loro presenza sul nostro territorio ha aperto prospettive importanti per un controllo sostenibile ed integrato della cimice asiatica nei nostri ambienti in cui la lotta biologica classica costituisca il metodo più efficace e duraturo, soprattutto alla luce del nuovo quadro normativo nazionale in materia.

Sulla spinta infatti dell’emergenza cimice asiatica, una nuova normativa nazionale è stata recentemente promulgata. La nuova legge, dopo anni di chiusura totale, regola l’immissione sul territorio di specie e popolazioni non autoctone ed i criteri per tali immissioni ai fini di lotta biologica sono contenuti in un successivo decreto attuativo pubblicato nel mese di aprile 2020.

Il Crea di Firenze, come capofila nazionale del tavolo di lavoro sulla lotta biologica alla cimice asiatica, ha prodotto uno specifico studio di valutazione del rischio al fine di richiedere la definitiva autorizzazione al rilascio della microvespa samurai, consegnando tale studio alle regioni, le quali nei giorni scorsi hanno sottomesso la richiesta formale al Ministero dell’ambiente.  Si tratta delle province di Trento e Bolzano, e delle regioni Friuli Venezia Giuia, Lombardia, Piemonte, Veneto.

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